Di Cristina Capozzo

Riassumerei questo corso in una domanda, a dirla tutta anche poco originale: in quanti modi possiamo decidere di raccontare con le nostre fotografie ciò che tutti stiamo osservando?

L’importante premessa di questo workshop è stata che in uno spettacolo, così come nel cinema, ciò che ci viene rappresentato è già stato progettato ed interpretato da un autore, solitamente un regista, che esattamente come in un film decide come restituire visivamente ed esteticamente la performance artistica.

Il punto di vista è imprescindibilmente la platea: la scenografia, la musica e le luci, contribuiranno a creare la magia.

In questo schema chiuso il fotografo si trova a fare una prima importante scelta: da che parte voglio stare?

Pubblico o Back stage?

E poi: cosa racconterò? Bianco e nero o colori? E tanto altro.

Per non lasciarci persi nei nostri dubbi Leonello Bertolucci ci ha abilmente guidati attraverso la visione dei lavori dei grandi fotografi del passato e contemporanei, stupendoci subito con il video reportage di David Bergman per il tour di Bon Jovi che è stata energia pura, e poi un viaggio tra i racconti di Massimo Siragusa, Tazio Secchiaroli, Mary Ellen Marc, Bruce Davidson, Stefano De Luigi, Angelo Turetta, Maurizio Buscarino, Josef Koudelka, fino alle scene ricreate e fotografate dall’artista Paolo Ventura.

Dalla musica rock al Jazz, dal teatro alla danza, al il circo, luogo del nostro reportage.

Non sono poi mancate le informazioni tecniche, in primis le luci, che per il mondo dello spettacolo sono rigorosamente i “Corpi Illuminanti”, suddivisi per tipologie e caratteristiche.

Siamo stati attraversati da un piccolo brivido nello scoprire come un laser potrebbe compromettere definitivamente il sensore della nostra amata fotocamera.

Preziosi i consigli per l’impostazione della modalità di scatto e di esposizione, e i suggerimenti su ottiche e obbiettivi.

Non è mancata una parentesi di galateo per non recare disturbo agli artisti e compromettere la loro performance: niente flash e niente click inopportuni nel silenzio assoluto.

Per finire lo spunto più importante, quello che riporta alla domanda iniziale, la scelta di un tema, di una visione personale che nasca dal nostro vissuto o da ciò che vogliamo comunicare.

Consiglio vivamente di non perdere il prossimo workshop con Leonello Bertolucci e se già avete avuto modo di partecipare ad un suo corso sapete bene che il bello arriva dopo, dopo l’uscita fotografica di sperimentazione sul campo. Arriva con la visione delle nostre foto.

Due serate di confronto nelle quali ogni partecipante ha potuto presentare i propri lavori raccontando l’esperienza attraverso le immagini; un luogo di confronto dove sono emerse le nostre diverse visioni dello stesso show, le interpretazioni e la scelta delle tecniche.

E’ stato bello partecipare sia come “fotografo” che come spettatore.

Il confronto costruttivo accresce la nostra conoscenza e i commenti sempre puntuali di Leonello sono un regalo per chi ha voglia di capirci di più sia sulla fotografia sia sulla propria fotografia.

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