Circolo Fotografico Carpe Diem

Nel 2018 il complesso architettonico dell’Olivetti di Ivrea viene inserita dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale col titolo di “Città industriale del XX secolo”.

L’azienda fondata da Camillo Olivetti fu la prima in Italia di produzione di macchine da scrivere, ma fu sotto la guida del figlio Adriano che divenne la prima nel mondo nel settore dei prodotti da ufficio.

La straordinarietà di Adriano Olivetti, nel panorama storico dell’Italia tra fascismo e dopo guerra, fu quella di aver reso grande la propria azienda investendo sia sulle persone sia sul territorio, riconoscendo diritti e meriti ai lavoratori di ogni categoria e sostenendo il concetto di comunità e di bene comune.

Nell’ambito del design, della pubblicità e dell’architettura sposò un approccio imprenditoriale di grande rinnovamento, affidandosi a giovani progettisti e alle nuove correnti di pensiero artistico.

Se le macchine da scrivere Olivetti rappresentano i primi esempi del design industriale italiano, quale interazione di sviluppo tecnologico e bellezza nel rispetto dei processi industriali; altrettanto le strutture degli stabilimenti rappresentano un importante passaggio nel quadro dell’architettura moderna italiana.

Adriano Olivetti ha lasciato alla città di Ivrea edifici moderni e di pregio affidandosi a progettisti della nuova avanguardia. Il primo ampliamento di fabbrica e la biblioteca sono opera dei milanesi Figini e Pollini, architetti razionalisti che si ispiravano ai principi stilistici dell’architettura di Le Corbusier.

Così alla fabbrica ereditata dal padre, un pregevole palazzo in mattoni rossi, vengono addossate nuove strutture molto più imponenti, ma leggere, dapprima con finestre a nastro poi in seguito con vetrate continue che consentono alla luce di inondare gli spazi, come richiesto dall’imprenditore che desiderava ambienti di lavoro luminosi.

È l’inizio di un nuovo asse urbano con un fronte compatto su via Jervis, che porterà in seguito allo sviluppo negli anni di un vero quartiere con biblioteca, asilo e residenze, e anche dopo la morte di Adriano Olivetti, con nuovi spazi ufficio e abitazioni.

La visita è stato un tuffo nella storia e nell’architettura.

È stato piacevole e anche onirico, forse complice una lieve pioggerellina, spostarsi tra queste architetture con la propria macchina fotografica ed un auricolare che ti guida alternato al silenzio dei locali vuoti e delle strade poco battute di una domenica mattina.

Il tutor fotografico Franco Cappellari, ha condiviso con noi la propria visione degli ambienti mostrando le sue fotografie, ma anche proponendo nuovi scatti direttamente sul campo, motivandone le scelte tecniche e stilistiche al fine di aiutarci a costruire il nostro reportage.

Un approccio didattico molto discreto e di grande disponibilità, improntato sulla condivisione dell’esperienza che prescinde il livello di conoscenza o di capacità fotografica.

Abbiamo spaziato dall’architettura industriale al monolocale perfettamente conservato con gli arredi dell’epoca, guidati attraverso l’ingegno di Olivetti nei suoi prodotti, nei manifesti pubblicitari e nelle fotografie d’epoca per poi perderci tra rampe alla Escher e lucernari esagonali.

Lascio delle brevi indicazioni sugli spazi visitati e vi rimando a alla visione delle nostre fotografie, delle nostre sensazioni, del nostro racconto.

La nuova Fabbrica ICO opera di Figini e Pollini (1934-1942): il Salone dei 2000 e la prima officina, entrambe con coperture a sheds e ampie finestre che si affacciano sul complesso di S.Bernardino.

Il centro servizi-sociali e biblioteca opera di Figini e Pollini (1955-1959): il portico di ingresso e lo scalone principale, entrambi caratterizzati dal modulo esagonale dal disegno in pianta e alle strutture portanti.

La grande terrazza con affaccio su via Jervis verso i corpi di fabbrica ICO.

L’unità residenziale ovest detta “Talponia” opera di Gabetti e Isola (1968-1971): una struttura ipogea con unità abitative, sul modello delle Maisonette per lavoratori, affiancate tra loro a creare una lunga vetrata circolare con raggio di 70m.

Il villaggio dei dipendenti (dal 1926) con villette a schiera e palazzi di più recente costruzione.

Nuovo Palazzo uffici opera di Fiocchi, Bernasconi e Nizzoli 1960-1964, esterni e scalone monumentale a pianta esagonale con lucernario in vetro di murano.

Cristina Capozzo

Le nostre fotografie:

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